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Bologna, 15/11/2000


LA NOSTRA BOLOGNA
di V. Monteventi



Quando si discute di sicurezza, centro-destra e centro-sinistra, molto spesso, non vanno al di là di ragionamenti propagandistici. Molto spesso, nel nostro Paese, siamo costretti a confrontarci con elezioni di varia natura, da quelle politiche a quelle amministrative a quelle europee, e, da un po' di anni a questa parte, la questione sicurezza è la questione di punta delle varie campagne elettorali.
Anche a Bologna la destra imputa al centro-sinistra di non aver fatto niente per gli ultimi dieci anni e di essersi reso conto in ritardo del problema. Per risposta, il centro-sinistra dice alla Giunta Guazzaloca: siete al governo da 18 mesi, cosa avete realizzato? Niente.
Assistiamo poi a un paradosso: la situazione dell'ordine pubblico non è peggiorata. Non sono aumentati i delitti, non sono aumentati gli scippi, le rapine, i furti, anzi. I dati che vengono, di volta in volta, snocciolati dal sindaco, dal questore o dal prefetto parlano di una diminuzione dei delitti nella nostra città. Ma i media continuano a strillare all'allarme sicurezza.
Quest'aspetto è buffo anche dal punto di vista giornalistico: prima c'era il Carlino che enfatizzava il problema, E' cambiata la maggioranza a Palazzo d'Accursio e il giornale di Rifeser cerca di abbassare i toni, mentre l'altro quotidiano cittadino, La Repubblica, li alza. Il risultato di questo "balletto": nei cittadini la percezione di insicurezza è aumentata.
A Bologna si sta affermando una situazione molto preoccupante. Dopo la "campagna anti-degrado" di Preziosa, contro le presenze "sgradite" sotto i portici o per le strade, è diventato ineludibile, anche per la giunta di centro-destra, trovare qualche soluzione per sistemare senza fissa dimora, immigrati, nomadi o profughi, cioè i soggetti sociali più deboli della popolazione.
Queste persone però, sempre più spesso, sono percepite da molti cittadini come un pericolo per la loro sicurezza. La campagna di allarme ha lasciato il segno: l'equazione immigrazione-delinquenza è passata, i senza fissa dimora sono brutti, sporchi e danno fastidio, i tossicodipendenti fanno scatenare le nostre cattive coscienze.
L'amministrazione comunale propone l'apertura di alcune strutture, ma nessuno le vuole vicino a casa sua. I consiglieri di quartiere del Polo (ma anche quelli dell'Ulivo) bocciano le proposte che riguardano i loro territori, cavalcando la protesta dei cittadini.
Cominciano a sorgere come funghi i cosiddetti "comitati": a volte hanno ragioni legittime, a volte le loro ragioni sono discutibili, molto spesso non ne hanno per nulla.
Per esempio, si è formato un comitato per le ex-scuole Dozza. Ha contestato la proposta della Giunta di trasferire lì l'asilo notturno che attualmente è situato in via Fratelli Rosselli (nella zona Cavaticcio - via Boldrini opera da tempo un comitato che non vuole il dormitorio all'ex Forno del pane). I cittadini pongono questioni valide: l'Amministrazione non li ha consultati, per loro quelle scuole devono essere utilizzate in un altro modo, per i bambini e gli anziani del quartiere. Ma quando una notte, vicino al cantiere, vengono fatte scritte naziste e razziste, contro i barboni, nessuno protesta nel modo dovuto. E anche quando la Giunta ci ripensa e fa una proposta abbastanza equilibrata (alle ex-Dozza non andranno più 36 senza fissa dimora - una parte verranno spostati in un'altra struttura, 12 in appartamenti collettivi - ma si faranno 3 mini appartamenti per un massimo di 12 persone) il comitato afferma che neanche questa proposta va bene. Il vero problema è che non si tollerano certe presenze.
Facciamo altri esempi. Sta per essere ultimato un progetto (varato dalla precedente amministrazione) per 17 mini-appartamenti per ragazze madri; lo stabile è in via del Vivaio, dove prima era collocato un centro di prima accoglienza per immigrati. Anche qui si è formato un comitato di cittadini che ha già ottenuto due udienze conoscitive in Comune: la presenza di donne sole fa paura, chi le andrà a trovare? Duecento abitanti della zona chiedono misure di controllo rigide all'entrata.
L'anima di questo comitato è un consigliere del quartiere Borgo Panigale, uscito da poco da Alleanza Nazionale, per entrare in Forza Nuova. Questa brava persona ha dato vita a un altro comitato a Casteldebole per contrastare un progetto che prevede l'utilizzo dell'ex Centro di Formazione Professionale Galileo (struttura costruita nel 1995 e chiusa quasi subito per la privatizzazione della formazione professionale comunale) come foresteria per lavoratori immigrati e centro culturale multietnico. C'è pure un comitato a Corticella per la chiusura del Centro di prima accoglienza dell'Arcoveggio, ne è sorto di nuovo un altro al quartiere Savena che esprime una "grande preoccupazione" per l'idea della Giunta di aprire due piccole strutture per senza fissa dimora in viale Lenin e in via Felsina. Anche al Trebbo sembra giunta l'ora di costituire un comitato contro il campo profughi.
Un'altra questione: il Livello 57 deve trasferirsi dagli attuali capannoni di via Muggia, si ipotizza una sdoppiattura dello spazio, i rave e i concerti in un'area comunale in via delle Bisce, i laboratori in un capannoncino in via Zaccherini Alvisi. Il consiglio di quartiere San Vitale (centro-sinistra e centro-destra con l'astensione di Rifondazione) vota un ordine del giorno per dire che lì centro sociale non può andare: i cittadini della zona non possono sopportare un impatto sociale già alto per la presenza di un Sert al Sant'Orsola. E poi, a poche centinaia di metri, c'è un asilo nido.
Ed infine, il quartiere Reno. In un protocollo d'intesa sulla sicurezza nel territorio, tra Sindacato e Quartiere, si legge: "il quartiere Reno presenta un vasto insediamento di alloggi Iacp, che troppo spesso rischiano di diventare luoghi di disagio e di emarginazione sociale; la Presidente da tempo è impegnata a far sì che l'amministrazione comunale introduca criteri innovativi nell'assegnazione di appartamenti, in modo tale da evitare concentrazioni eccessive di casi sociali nelle stesse zone". Il consigliere di Forza Italia Fabio Garagnani, quello che sbraita sempre sulla invasione islamica, è arrivato a porre la questione dei "tanti extracomunitari che arrivano ai Pronto Soccorsi ospedalieri tumefatti", creando svariati problemi.
Siamo al delirio "securitario" totale. E' questa immagine di città che dovrebbe farci paura.
La campagna sulla sicurezza, gridata ed enfatizzata, ha creato una specie di psicosi collettiva che può solo produrre una città intollerante contro tutte quelle persone che possono rappresentare, con i loro comportamenti, qualche elemento di diversità


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