Bologna - tel. 051203198
info@bologna.social-forum.org
www.bologna.social-forum.org
Logo Contropiani
BOLOGNA SOCIAL FORUM INFORMAZIONE RETE DOCUMENTAZIONE CALENDARIO E APPUNTAMENTI HOME
Informazione rete
In evidenza:

Liste del BSF

Sottoscrivi
Cancella



 
Cerca nel sito o nel web
Mappa del sito
Sito
Web

powered by FreeFind



Proposta per una carta dei diritti dell'umanità globale



Sulla scena del mondo dilaga il disumano: guerra contro le popolazioni civili, stupro etnico, fosse comuni, mutilazioni di massa, genocidio, il dramma dei desaparecidos. Miseria crescente e sfruttamento schiavistico. Distruzione delle risorse ambientali. Espropriazione e privatizzazione economica di quanto vi è di più intimo: l'immaginazione, il corpo, il genoma stesso.

Questa è stata la sceneggiatura degli anni novanta, e sull'orizzonte del nuovo secolo vediamo moltiplicarsi i luoghi dell'aggressività, e proliferare le armi di distruzione di massa.

Quanto più avanza il disumano, tanto più la politica dei paesi ricchi si vuole umanitaria. In nome di valori umanitari si scatenano guerre devastanti. Ma disumana è la normalità stessa del pianeta. Dopo oltre venti anni di iperliberismo la ricchezza del pianeta tende a concentrarsi nelle mani del dieci per cento della popolazione mondiale.

Cresce a dismisura la massa dei miserabili. Sulla scena della storia si presenta di nuovo lo schiavismo. Decine di milioni di bambini lavorano alle dipendenze di negrieri che sono terminali locali delle grandi aziende globali (“democratiche e umanitarie”).

L'insistenza sul tema umanitario lascia trapelare un'ansia, un'incertezza sul destino dell'umano stesso.

Negli ultimi anni si è manifestato nel mondo un movimento di pensiero di azione e di speranza.

E' un movimento globale che per vocazione etica e sociale, è alla ricerca di una forma di globalizzazione che non sia disumana.

Questo movimento si è battuto e si batte in primo luogo contro quelle organizzazioni che, nate con la finalità di regolare i processi finanziari, economici e tecnologici, si prendono in maniera illegittima il ruolo di legislatori non eletti.

Ciò su cui legiferano questi organismi è l'essenziale della vita sociale sul pianeta: spostamenti dei capitali, salari e condizioni di lavoro, spesa per l'istruzione e la sanità, accessibilità ai prodotti del sapere medico e tecnologico, biologico, la regolazione del sistema telecomunicativo mondiale.

Organismi come il Fondo Monetario Internazionale o la World Bank, come il World Trade Organization o l'OCSE non sono stati eletti da nessuno eppure pretendono di stabilire le norme che regolano il processo di globalizzazione produttiva e comunicativa, nonché i criteri di distribuzione della ricchezza, del sapere e della salute sul pianeta.

Quali interessi rappresentano questi organismi che non sono stati eletti dai popoli della terra?

Per loro stessa ammissione questi organismi rappresentano gli interessi delle aziende (delle grandi multinazionali o delle piccole e medie imprese).

Ma questi interessi non coincidono, con gli interessi dell'intera umanità checché ne dica l'ideologia liberista.

Per capire come gli interessi del profitto aziendale divergono in maniera drammatica dagli interessi dell'enorme maggioranza dell'umanità. è sufficiente una rapida considerazione delle tendenze che si sono affermate nel corso degli ultimi venti anni, da quando l'interesse del profitto aziendale è divenuto l’unico criterio di decisione e di imposizione normativa.


Il disastro prodotto dall'ideologia liberista

La forbice tra i paesi più ricchi e quelli più poveri si è allargata spaventosamente.
Nelle stesse metropoli occidentali una parte della popolazione è respinta ai margini delle città al di sotto della soglia di povertà. Masse di donne e di uomini fuggono dai paesi del sud del mondo, intere popolazioni sono costrette a migrare preda della fame, della guerra e della violenza, e cercano rifugio nei paesi ricchi, ma ne sono respinti con la forza delle armi, oppure sono umiliati e costretti a svolgere i lavori più umili, anche quando sono portatori di conoscenza di livello superiore.

La libertà di mercato per gli armamenti ed una distribuzione della ricchezza del pianeta che tende ad impoverire sempre più i continenti e le popolazioni che rappresentano la maggioranza dell’umanità hanno creato le condizioni per un proliferare di guerre devastatrici nel continente asiatico, in quello europeo ed in quello africano.

Fomentate dai mercanti di armi, dalle politiche iperliberiste e dalla perdita di ogni riferimento universalistico, le identità etniche e nazionali si fanno aggressive e producono massacri e persecuzioni razziste.

La politica di contenimento della spesa pubblica imposta dal Fondo monetario internazionale colpisce in primo luogo l'istruzione spingendo verso il baratro quelle popolazioni che non hanno accesso alla rete comunicativa globale e sempre meno potranno avervi accesso, se non si creano le basi per l'educazione e l’accesso ai mezzi di distribuzione delle informazioni.

L'appropriazione privata dei prodotti del lavoro di ricerca apre la possibilità per la conquista di mercati immensi che concernono il corpo, l'alimentazione, il menoma e la vita stessa, subordinando quanto vi è di più personale e intimo in un terreno di colonizzazione definitiva da parte del capitale.


L'umano stesso è in questione

L'umano stesso è in questione. I principi su cui si fonda l'intera civiltà moderna sono paradossalmente in pericolo. La premessa umanistica, il diritto dell'umano a regolare il suo destino, è pericolosamente prossima ad un estinzione che potrebbe essere definitiva.

L'universalità dell'umano è assediata da ogni parte: è assediata dal diffondersi dei particolarismi e delle identità aggressive, ma anche dalla creazione di automatismi finanziari, economici e tecnologici che non rispettano in nulla un criterio di umanità.

L'esplosione dei particolarismi etnici, religiosi, nazionali e gli interessi economici delle multinazionali, che rappresentano la loro la principali origine, mette addirittura in discussione l'universalismo illuminista che sta al cuore del progetto moderno occidentale.

L'immenso squilibrio tra ricchezza della minoranza occidentale e povertà spaventosa dell'underclass planetaria mette in crisi la possibilità stessa di definire l'umano come una realtà universale.


Per la globalizzazione dei diritti

A questo livello si pone il movimento globale.
E con la consapevolezza di un’emergenza estrema, oppone a forme unilaterali e riduzionistiche di globalizzazione la complessità, la pluralità e la socialità delle forme del pensiero, delle forme dell’attività e delle forme della vita stessa.

La prepotenza degli organismi illegittimi di comando deve essere contrastata, questi organismi debbono essere aboliti. L'intelligenza collettiva in rete deve autocostituirsi come unico legittimo governo mondiale.

Alcuni principi di libertà e d’uguaglianza vanno affermati prima di tutto dalla rete dell'intelligenza collettiva.

Nessun essere umano è illegale. Come le merci e le informazioni hanno il diritto e la possibilità di circolare liberamente nel pianeta, così gli uomini e le donne hanno il diritto di circolare liberamente. Questo diritto deve essere riconosciuto da tutti i governi del mondo, e ogni limitazione di questo diritto deve essere considerato come una violenza e una sopraffazione.

Il lavoro deve essere retribuito in maniera equa. L'imposizione di condizioni di lavoro disumane (orari di lavoro senza limiti e senza garanzie di sicurezza, salari inferiori ai livelli di sopravvivenza) vanno considerati crimini contro l'umanità e come tali vanno perseguiti.

Se, grazie al portato delle nuove tecnologie la produttività media del lavoro è aumentata a tal punto che nella stessa unità di tempo si produce un volume di beni e servizi dieci volte superiore a quello di vent’anni fa, risulta inconcepibile che si continui a lavorare sino a tredici ore al giorno (dal lavoro servile del sud del mondo al lavoro autonomo nell’occidente), con retribuzioni relativamente più basse ed un potere d’acquisto ridotto.

Quando parliamo di salario minimo planetario alludiamo ad un bisogno di difesa e di ampliamento dei diritti dei vecchi e dei nuovi lavori e ad un’esigenza concreta di giustizia economica e sociale: l’esigenza di ridistribuire a livello planetario la ricchezza socialmente prodotta.

L’organizzazione, i dati ed i prodotti del sapere collettivo devono essere liberi dagli interessi del grande capitale finanziario. I prodotti della ricerca (nel campo della biotecnologia, della medicina, dell’informatica e della comunicazione) vanno considerati patrimonio comune dell'umanità perché frutto del sapere collettivo che non può essere espropriato da nessuno.

In questa cornice si inseriscono le battaglie per la completa abolizione del concetto stesso di proprietà intellettuale (brevetti, copyright e trademarks). Maggiore è la circolazione delle informazioni e dei saperi, maggiore è la ricchezza sociale e collettiva.


Questo movimento è ingenuo?

Questo movimento non è cinico.

Esso crede infatti nella possibilità che l'umano sia criterio dell'evoluzione della società e già pone nella sua azione concreta e nei processi di comunicazione che ha sviluppato al suo interno la questione di un esercizio della politica fondato sulla complessità e sulla cooperazione di soggetti differenti.

Ma il nostro impegno è dimostrare che non siamo per nulla ingenui.

Sappiamo di rappresentare la forza più grande di tutte: la forza del sapere unito alla sapienza, del sapere che non si piega né al comando economico né alla violenza militare.

Sappiamo di portare la forza della gran compassione, che sa e sente l'empatia dei diecimila esseri.

La forza dell'ironia che non prende sul serio alcun potere. La forza della libertà che non si piega al dominio.




BOLOGNA SOCIAL FORUM INFORMAZIONE RETE DOCUMENTAZIONE CALENDARIO E APPUNTAMENTI HOME