
Tavolo
contro la guerra di Bologna
Comunicato stampa
Manifestazione
provinciale "Fermiamo la macchina della guerra"
29 Marzo 2003
Siamo ancora
qui in tanti, tantissimi con i mille colori di un mondo che mai è
stato così unito contro la guerra. Oggi il grido stop war, fermate
la guerra, sarà urlato in centinaia di piazze di tutta Italia
e di tutto il mondo.
Due illusioni sono miseramente cadute in pochi giorni.
La prima che la guerra fosse una rapida cavalcata di un esercito di
liberazione accolto a braccia aperte dal popolo iracheno
La seconda che il movimento di opposizione alla guerra si arrestasse
frustrato e rassegnato allo scoppio delle prime bombe
Ancora una volta l’arroganza dei potenti, di chi si ritiene onnipotente,
ha fallito; una nuova sconfitta politica che peserà nel futuro
e che segue quelle che ancora bruciano del totale isolamento politico
di Bush e Blair e della condanna dei popoli contro la guerra. Sconfitte
che nessuna vittoria militare potrà cancellare.
La guerra sarà lunga, siamo solo all’inizio. Se lo dicono
loro possiamo crederci, anche se prima dicevano il contrario. Già
dopo pochi giorni vediamo la vera faccia della guerra. Migliaia di vittime,
civili innocenti, donne, bambini straziati dalle bombe, un’emergenza
umanitaria subito drammatica, con tutto il loro corredo, di crescita
dell’intolleranza, dell’odio etnico e religioso, del razzismo
e dell’insicurezza in tutto il mondo.
Il nostro dolore, l’orrore che è nei nostri occhi, non
hanno però generato rinuncia e rassegnazione; cresce in tutto
il mondo l’indignazione, la ribellione contro questa guerra. Nei
sei lunghi, lunghissimi, mesi che hanno preceduto lo scoppio della guerra
il mondo ha realizzato la più straordinaria esperienza politica
che la storia ricordi, di dibattito, di impegno, di lotta comuni contro
la guerra. Tutto questo ha un futuro.
Oggi sappiamo che il nostro impegno dovrà essere lungo, continuo.
Fermare la guerra, questo rimane il nostro obiettivo.
Chiediamo che l’ONU si riconvochi, che venga chiesto un immediato
“cessate il fuoco”, che si aprano immediatamente i corridoi
umanitari per portare acqua, aiuti a popolazioni stremate, chiediamo
che questo avvenga non tramite gli eserciti, ma attraverso l’ONU
e le organizzazioni civili che sono rimaste in Iraq.
I nostri obiettivi sono chiari.
Alla condanna ed all’isolamento del Governo italiano che appoggia
la guerra, senza avere il coraggio di dichiararlo, faremo seguire azioni
coerenti; il nostro paese, il nostro territorio non devono essere in
alcun modo utilizzati per sostenere la guerra; continueremo con le nostre
azioni di resistenza e di disobbedienza non violenta a circondare le
basi, ad intralciare ogni uso di mezzi e di infrastrutture.
Contro l’economia armata, contro le multinazionali della guerra
ed il commercio delle armi estenderemo le azioni di denuncia e di sensibilizzazione
per dare modo a tutti di essere protagonisti attivi di un boicottaggio
esteso e consapevole.
Contro il razzismo di guerra, che nel nostro paese trova epigoni indecenti,
ci batteremo per il diritto d’asilo ai profughi, continueremo
la nostra battaglia per i diritti di cittadinanza ai migranti, contro
la Bossi-Fini, contro i Centri di Permanenza Temporanea, questo luogo
della vergogna di un diritto diverso riservato ai soli migranti.
Lanceremo una campagna di raccolta fondi in sostegno del “Tavolo
di solidarietà con le popolazioni dell’Iraq”, opponendoci
alle false iniziative umanitarie di un governo che sta dalla parte di
chi sgancia le bombe.
Continueremo le nostre iniziative per i diritti del popolo palestinese
e kurdo.
Faremo il possibile perché la guerra non diventi un’abitudine,
con la controinformazione e contro un’informazione delle TV che
vuol trasformare questa orrenda guerra in un lungo ed edulcorato talk
show.
Vogliamo che tutti possano informarsi, discutere, comprendere le cause
e le responsabilità.
Vogliamo capire quale mondo ci aspetta.
Vogliamo capire perché il pensiero unico, che subordina tutto
al dominio dell’economia, ha partorito il dominio unico e questo
a sua volta ha prodotto la mostruosità della guerra preventiva
e quel terribile “colpire e terrorizzare” che è il
motto con cui si è iniziata questa guerra.
Vogliamo capire come costruire un altro mondo.
Il tavolo contro la guerra di Bologna sosterrà tutte le iniziative
organizzate e spontanee che si sviluppano ogni giorno in città,
quelle degli studenti, dei sindacati di base e confederali, degli amministratori,
delle donne, delle diverse associazioni che si sono già attivate.
Oggi ci prendiamo qui, tutti assieme, questi impegni.
Oggi sono qui presenti le insegne dei comuni della provincia; siamo
fieri che anche le istituzioni siano qui con noi a testimoniare quello
che è il sentimento diffuso dei cittadini che rappresentano.
Manca una sola insegna, quella del Comune di Bologna,
Trentamila bolognesi erano a Roma il 15 febbraio, cinquantamila il 12
marzo in Piazza 8 Agosto, ottantamila il giorno dello scoppio della
guerra, oggi siamo ancora di più.
Questa giunta non ci rappresenta, è estranea alla città,
è già fuori dalla storia di questa città.
Oggi abbiamo voluto che fossero qui presenti e rappresentate le mille
voci contro la guerra che provengono da tutto il mondo, a partire da
quelle dei tanti migranti che noi vogliamo pienamente cittadini di questa
città. Ad essi in particolare vogliamo rivolgere un ringraziamento
per la loro presenza, per la testimonianza di quanta ricchezza c’è
nella varietà del mondo e di quanti valori ci accomunano.
Oggi con il lutto abbiamo testimoniato il nostro dolore, con le sirene,
che ci ricordano l’orrore della guerra, testimonieremo da quale
parte siamo, quella delle vittime. Da qui ci prendiamo gli impegni per
continuare la nostra lotta per fermare la macchina della guerra.
Sono nate in questi mesi idee e forze che resisteranno alla guerra e
che sapranno sconfiggerla.
Questo è il nostro impegno, questa è la nostra speranza.
Tavolo contro
la guerra
Discorso di
Jose Ricardo Basilio Da Silva, Sem terra
-BrasileCompagne/i, amiche/i, Giovani, bambini, lavoratori e militanti
per la Pace e tutti qui presenti.
Vi porto il saluto e la solidarietà del popolo brasiliano e in
particolar modo del Movimento dei lavoratori rurali senza terra.
Il Movimento dei Sem Terra è nato 23 anni fa, è composto
da contadini che lottano per la terra, per la riforma agraria e per
la costruzione di una nuova società.
Negli ultimi giorni stiamo assistendo e vivendo quanto più di
disumano riguardo alle nostre sorelle e fratelli iracheni. Un'azione
che non ha nessuna giustificazione reale che possa convincere la società
e l'opinione pubblica mondiale. Quest'azione è provocata da un
Impero, che si proclama padrone del mondo e per mantenere questo potere
ricorre alla guerra come modalità per superare la propria crisi
e per imporsi definitivamente come unico modello, al fine di espropriare
e controllare tutte le risorse del pianeta.
Anche noi soffriamo per la militarizzazione dei nostri paesi a causa
delle presunte politiche contro il terrorismo e/o il narcotraffico.
Il vero interesse è quello di aumentare il dominio e l'ingerenza
nelle politiche dei paesi dell'America Latina, con organizzazioni come
l'ALCA (Accordo perl il Libero Commercio nelle Americhe), l'Organizzazione
Mondiale per il Commercio e gli organismi multilaterali come il Fondo
Monetario Internazionale.
La guerra non è soltanto disastrosa e distruttiva per il suo
diretto impatto, ma sopratutto per durata degli effetti a lungo termine.
Le vittime non saranno solo quelle dei bombardamenti, ma anche provocate,
nel lungo periodo, dalla contaminazione delle falde idriche e dall'impatto
ambientale e sociale a causa dell'uranio impoverito. Siamo indignati
per ciò che sta accadendo e che accadrà e per questo non
possiamo restare in silenzio, indifferenti, accomodanti e pazienti !!!
La nostra organizzione e le nostre lotte sono l'unica speranza per i
nostri popoli, dobbiamo costruire la pace e l'autodeterminazione più
di prima e abbiamo bisogno di mobilitare milioni di persone, come abbiamo
fatto il 15 di febbraio, il 15 marzo e come stiamo facendo oggi. Infine,
dobbiamo lottare contro l'mpero e dire che il futuro dell'umanità
appartiene a tutte le donne e tutti gli uomini e non al capitale.
No alla Guerra, SI alla Pace, solidarietà al popolo dell'IRAQ.
Molte grazie, grazie a tutti.
DISCORSO DI
Casildo Quispe
Mi chiamo Casildo Quispe,
sono un rappresentante della Federazione Sindacale di Lavoratori Contadini
del Pando, Dipartimento situato nella Amazzonia Boliviana.
La politica degli Stati Uniti, che in questo momento ha determinato
di fare la guerra all'Iraq, è l'inizio della colonizzazione anche
per tale paese, così come per i paesi sottomessi agli USA del
Sud America.
Adesso vogliono colonizzare un paese in più.
Con questa guerra i primi a morire sono i contadini, i poveri e la gente
innocente.
Gli USA vogliono colonizzare tutto il mondo attraverso l'appropiarsi
del petrolio e delle risorse naturali degli altri paesi.
In sudamerica questa politica coloniale degli USA presenta vari esempi
nel mio paese Bolivia, Colombia, Venezuela e altri.
Noi, i contadini estrattivisti della Amazzonia Boliviana siamo contro
tutte le guerre!